Manicomi: teoria e realtà, abstract
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Manicomi: teoria e realtà, abstract
Abstract dell'articolo:
MANICOMI: TEORIA E REALTA’
Riflessioni e testimonianze (di sofferenza)
di Chiara Benelli e Alessio Barabuffi
in uscita sul prossimo numero di Psicoanalisi Neofreudiana (Giugno 2012)
MANICOMI: TEORIA E REALTA’
Riflessioni e testimonianze (di sofferenza)
di Chiara Benelli e Alessio Barabuffi
in uscita sul prossimo numero di Psicoanalisi Neofreudiana (Giugno 2012)
L’elaborato si propone di mettere a confronto parti del testo della legge n°36 del 14 febbraio 1904 “Disposizioni sui manicomi e sugli alienati. Custodia e cura degli alienati” che esplicita e regolamenta le finalità dei trattamenti sanitari volontari ed obbligatori, con esperienze e vicende di persone classificate ed internate dagli psichiatri come “matti”: esperienze raccontate dalla penna del personale qualificato che ogni giorno lavorava nel tentativo di liberarle da una condizione di svantaggio e di prigionia. Alcuni di loro hanno paragonato questo tentativo a quello di togliere le gocce dal mare mentre i fiumi continuano a riempirlo: Vittorino Andreoli, medico, ricercatore ecome psichiatra è stato anche direttore del Dipartimento di Psichiatria di Verona – Soave ed inoltre come scrittore ha pubblicato numerosi contributi sul rapporto tra cultura e psichiatria come disciplina legata a doppio filo con l’antropologia; Giorgio Antonucci, medico, psicoanalista ha lavorato nei manicomi di Cividale, Imola e Gorizia insieme a Basaglia e poi anche nel Centro di Igiene Mentale di Reggio Emilia; Donatella Lippi è professore associato di Storia della Medicina presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Firenze, corresponsabile del progetto Medici per l’Ateneo Fiorentino e collaboratore del «Sole 24 Ore Sanità» nella rubrica “Evidence Based History of Medicine”; Franco Basaglia psichiatra, neurologo, fondatore della concezione moderna di salute mentale oltre, naturalmente, ad essere l’ispiratore della legge 180 che prenderà poi il suo nome.
Iniziando a scendere nello specifico di parte dell’art. 1 della legge prima citata, troviamo:
“Debbono essere custodite e curate nei manicomi le persone affette per qualunque causa da alienazione mentale, quando siano pericolose a sé o agli altri e riescano di pubblico scandalo e non possano essere convenientemente custodite e curate fuorché nei manicomi […]”
Antonucci nel raccontare la sua esperienza nella quotidianità di queste strutture, scrive:
“L’uomo libero credo non abbia un’ idea concreta di cosa significa essere internati e magari passare anni in camicia di forza. […] Oramai senti solo dei gridi di comando come si usa con gli animali. Allora passi le tue notti a occhi aperti a desiderare la tua fine.
Ho detto che ciascuno di noi è libero per caso perché non ci sono criteri logici per sentirsi al sicuro dai pregiudizi psichiatrici, visto che può essere giudicato sano di mente un omicida che si mangia la vittima e malato di mente un bambino indisciplinato”. (Antonucci, G., Diario dal Manicomio, Spirali, Milano, 2006)
Andrea, degente all’ospedale psichiatrico di Gorizia, racconta:
“Quando moriva uno qui una volta suonava sempre la campana, adesso non usa più. Quando suonava la campana tutti dicevano: oh Dio, magari fossi io, che sono tanto stanco di fare questa vita qui dentro. […] Quanti di loro non sono morti che potevano essere vivi e sani. Invece avviliti, perché non avevano nessuna via di uscita, non volevano più mangiare. Gli buttavano giù il mangiare per il naso con la gomma, ma non c’era niente da fare perché si trovavano chiusi qui dentro e non avevano nessuna speranza di uscire. Come una pianta quando è arsa perché non piove e le foglie appassiscono, così era qui la gente.” (Basaglia, F., L’istituzione negata, Enaudi, Torino, 1968)
Da qui inizia il viaggio dentro la realtà (e non la teoria) delle strutture psichiatriche …
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