Vite dietro al vetro. Gli ospedali psichiatrici in Italia (1794-1978), abstract
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Vite dietro al vetro. Gli ospedali psichiatrici in Italia (1794-1978), abstract
Abstract dell'articolo
VITE DIETRO AL VETRO. GLI OSPEDALI PSICHIATRICI IN ITALIA (1794-1978)
di Marta Fedi Ambra Galligani
VITE DIETRO AL VETRO. GLI OSPEDALI PSICHIATRICI IN ITALIA (1794-1978)
di Marta Fedi Ambra Galligani
in uscita sul prossimo numero di Psicoanalisi Neofreudiana (Giugno 2012)
Dal Medioevo fino al XVIII secolo il malato mentale non era riconosciuto come tale, sovrastato da una rappresentazione sociale improntata su leggende, possessioni demoniache, magia e stregoneria, mentre con la nascita dei primi trattati di psichiatria, al folle vengono restituite, in termini scientifici e culturali, l’identità e la dignità di malato, cioè di persona bisognosa di cura. Nel XIX secolo a causa del crescente numero dei malati si iniziò a discutere di una legge che potesse regolare tutti i manicomi del Paese che fino a quel momento avevano avuto piena autonomia per quanto riguarda l'internamento: il 14 Febbraio del 1904 viene ematata la legge n. 136 che resterà in vigore fino al 1978. Nonostante le considerevoli trasformazioni della psichiatra rispetto alla fine del Settecento, la terapia della follia rimane immobile: negli ospedali psichiatrici terapie più utilizzate sono la segregazione nei letti di contenzione, la camicia di forza, i bagni in permanenza, la somministrazione di oppio, morfina e narcoticci, l'elettroshock, il coma insulinico, la lobotomia.
Il manicomio è dunque uno spazio dove manca la libertà individuale, dove il malato perde la propria identità di uomo: dopo l'entrata in manicomio il folle entra a contatto con una realtà fatta di isolamento e restrizioni fisiche, così ha due possibilità, una vestire i panni di una persona silenziosa, collaborativa, che aiuta e lavoraoppure diviene, passivo, da assistere in ogni momento, cioè la persona ideale da curare. ll 13 maggio 1978 viene emanata in Parlamento la legge di riforma psichiatrica n.180. Comunemente conosciuta come Legge Basaglia, la legge 180 vuole essere un modo per modernizzare l'impostazione clinica dell'assistenza psichiatrica, considerando il malato mentale non più come un un individuo pericoloso ma al contrario un essere del quale devono essere sottolineate le qualità umane e riconosciuti appieno i diritti.
In Italia l'ospedale psichiatrico di Volterra è uno dei complessi manicomiali più grandi che siano esistiti, durante il periodo di attività vi furono ricoverate più di 6000 persone, ma al suo interno si trovavano solamente 20 lavandini e 2 bagni per ogni 200 ospiti, le finestre dei reparti erano protette da sbarre che di notte vengono chiuse a chiave e non c’era nessun tipo di rapporto tra gli infermieri e i pazienti che venivano strumentalizzati e obbligati a subire gli ordini. Dopo la sua chiusura, l'ospedale è diventato famoso per i graffiti di Nannetti Oreste Fernando, l'unico paziente che ha saputo descrivere ciò che realmente accadeva all'interno dell'ex Manicomio di Volterra. Per il fatto che sono pochissime le memorie di ex ricoverati, dobbiamo partire da immagini riflesse regalate da persone che per motivi professionali sono venute a contatto con una realtà dimenticata. Durante il suo ricovero, dal 1958 fino al 1973, Nannetti ha realizzato un “libro graffito” nel muro del reparto Ferri, lungo 180 metri, inciso con la fibbietta del gilet della divisa dei matti reclusi: date, frasi ai nostri occhi senza senso e disegni molto particolari che Nanof o Nof4, come lui stesso si firmava, ha lasciato come opera enciclopedica di sentimenti, biografie e crimini subiti e testimoniati.
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