Attualità del pensiero frommiano
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Attualità del pensiero frommiano
Attualità del pensiero frommiano di Ezio Benelli
Scrive Fromm:
“La comprensione della vita umana deve basarsi sull’analisi di quei bisogni dell’uomo che
sorgono dalle condizioni della sua esistenza”. Questi bisogni peculiari
dell’uomo vengono da Fromm riassunti in cinque punti: il bisogno di
trascendenza, cioè il bisogno di elevarsi mediante la creatività; il bisogno di
radicamento; il bisogno di identità; il bisogno di uno schema di riferimento.
L’uomo di oggi, nella moderna società industriale, è privo di strutture
orientative, dai legami primari della famiglia, della patria, della religione,
per cui si sente solo ed impotente. Cerca allora dei legami sociali mettendo in
atto alcuni meccanismi psichici nevrotici quali: il masochismo morale (bisogno
nevrotico coercitivo di dipendere dagli altri e di affidarsi a loro); il
sadismo (bisogno di dominare, di sfruttare le sofferenze altrui);
l’aggressività distruttiva; il conformismo (bisogno di annullare le distanze
fra sé e gli altri).
Per Fromm il modo normale di rapportarsi all’altro è rappresentato dall’amore.
Fromm attraverso la dimensione del coraggio coglie quell'elemento di rottura che
favorisce il riemergere di una coscienza appena destata da un lungo sonno; "per
disobbedire bisogna avere il coraggio di essere solo, di errare e di peccare.
Ma il coraggio non basta. La capacità del coraggio dipende dal grado di
sviluppo di una persona. Soltanto chi si sia sottratto al grembo materno e agli
ordini del padre, soltanto chi si sia costituito come individuo completamente
sviluppato e abbia acquisito la capacità di pensiero e di sentire
autonomamente, può avere il coraggio di dire di no al potere, di
disobbedire." Erich. Fromm, La disobbedienza come potere
psicologico e morale, in La disobbedienza e altri saggi
Nella descrizione delle diverse fasi dell'uomo coinvolto in questo percorso di
progressiva disumanizzazione, Fromm da alcune definizioni, dall'homo sapiens,
faber, ludens, fino a giungere all'homo negans. Quest'ultimo
costituisce per Fromm una figura insolita e di rottura perché rappresenta una
potente arma di liberazione dalla schiavitù disumanizzante in cui l'uomo stesso
si è imprigionato secondo una logica che lo ha portato alla decadenza della
ragione. “L'homo negans è colui che sa dire di no, ma anche di si, si tratta
dell'uomo che è capace di dissentire , di opporsi anche se la maggior parte
degli uomini dice di si. E' colui che dal punto di vista della potenzialità
umana si distingue dagli altri esseri per la capacità di dire di no (...). Oggi
la specie dell'Homo negans è diventata particolarmente rara.
Ancora Fromm:
"se la capacità di dubitare, di criticare, di disobbedire può
essere tutto ciò che si interpone tra un futuro per l'umanità e la fine di una
civiltà dobbiamo, fortemente, augurarci che l'homo negans riemerga dal suo
torpore per rivendicare il proprio diritto di disobbedienza che, nell'era
presente, significa sopravvivenza."
Erich Fromm, “La disobbedienza e altri saggi”, Mondatori, 1982.
Scrive Fromm:
“La comprensione della vita umana deve basarsi sull’analisi di quei bisogni dell’uomo che
sorgono dalle condizioni della sua esistenza”. Questi bisogni peculiari
dell’uomo vengono da Fromm riassunti in cinque punti: il bisogno di
trascendenza, cioè il bisogno di elevarsi mediante la creatività; il bisogno di
radicamento; il bisogno di identità; il bisogno di uno schema di riferimento.
L’uomo di oggi, nella moderna società industriale, è privo di strutture
orientative, dai legami primari della famiglia, della patria, della religione,
per cui si sente solo ed impotente. Cerca allora dei legami sociali mettendo in
atto alcuni meccanismi psichici nevrotici quali: il masochismo morale (bisogno
nevrotico coercitivo di dipendere dagli altri e di affidarsi a loro); il
sadismo (bisogno di dominare, di sfruttare le sofferenze altrui);
l’aggressività distruttiva; il conformismo (bisogno di annullare le distanze
fra sé e gli altri).
Per Fromm il modo normale di rapportarsi all’altro è rappresentato dall’amore.
Fromm attraverso la dimensione del coraggio coglie quell'elemento di rottura che
favorisce il riemergere di una coscienza appena destata da un lungo sonno; "per
disobbedire bisogna avere il coraggio di essere solo, di errare e di peccare.
Ma il coraggio non basta. La capacità del coraggio dipende dal grado di
sviluppo di una persona. Soltanto chi si sia sottratto al grembo materno e agli
ordini del padre, soltanto chi si sia costituito come individuo completamente
sviluppato e abbia acquisito la capacità di pensiero e di sentire
autonomamente, può avere il coraggio di dire di no al potere, di
disobbedire." Erich. Fromm, La disobbedienza come potere
psicologico e morale, in La disobbedienza e altri saggi
Nella descrizione delle diverse fasi dell'uomo coinvolto in questo percorso di
progressiva disumanizzazione, Fromm da alcune definizioni, dall'homo sapiens,
faber, ludens, fino a giungere all'homo negans. Quest'ultimo
costituisce per Fromm una figura insolita e di rottura perché rappresenta una
potente arma di liberazione dalla schiavitù disumanizzante in cui l'uomo stesso
si è imprigionato secondo una logica che lo ha portato alla decadenza della
ragione. “L'homo negans è colui che sa dire di no, ma anche di si, si tratta
dell'uomo che è capace di dissentire , di opporsi anche se la maggior parte
degli uomini dice di si. E' colui che dal punto di vista della potenzialità
umana si distingue dagli altri esseri per la capacità di dire di no (...). Oggi
la specie dell'Homo negans è diventata particolarmente rara.
Ancora Fromm:
"se la capacità di dubitare, di criticare, di disobbedire può
essere tutto ciò che si interpone tra un futuro per l'umanità e la fine di una
civiltà dobbiamo, fortemente, augurarci che l'homo negans riemerga dal suo
torpore per rivendicare il proprio diritto di disobbedienza che, nell'era
presente, significa sopravvivenza."
Erich Fromm, “La disobbedienza e altri saggi”, Mondatori, 1982.
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