I dolori del giovane mollusco
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I dolori del giovane mollusco
L'Alypsia Californica e i dolori del giovane mollusco
Alypsia californica o Lepre di mare è un mollusco che ha contribuito negli ultimi decenni alla comprensione di cio' che succede a livello del sistema nervoso quando sottoposto a stimoli di varia natura.
La sua reazione difensiva consiste nella chiusura di uno speciale mantello per proteggere gli organi vitali; il sifone con cui defeca e la branchia con cui respira.
Il sistema nervoso di questo invertebrato è conformato a gangli nervosi, raggruppamenti di corpi cellulari di neuroni : Kandel e Schwartz per primi si avventurarono nel 1982 nella sperimentazione su questo animale somministrando stimoli tattili e stimoli dolorosi sottoforma di shock elettrico. Tramite questa procedura ebbero modo di studiare i processi di abituazione e sensibilizzazione, ovvero espressione di risposte difensive piu' blande (nel caso dell'abituazione) o risposte difensive esacerbate alla presentazione di qualsiasi stimolo (nel caso della sensibilizzazione) a seguito di un "addestramento" di ore o giorni con somministrazione a sedute regolari degli stimoli tattili e dolorosi.
Nel piu' estremo dei casi quando cioè la ripetizione di sedute con stimoli dolorosi determina sensibilizzazione, Aplysia esibisce a livello cellulare una dinamica inaspettata:
Il dolore porta all'esaltazione della liberazione di neurotrasmettitori mediante l'azione della serotonina che recluta vie cellulari che portano all'aumento di produzione della stessa sostanza, se la sensibilizzazione è riportata per periodi maggiori a 24 ore, la serotonina non si limita a incrementare la produzione di se stessa ma attiva segnalazioni intracellulari che portano alla trascrizione di specifiche sequenze geniche che diverranno proteine in grado di aumentare la superficie cellulare disponibile per le sinapsi ( collegamenti tra neuroni); un processo talmente intenso che perdura per mesi.
Nella memoria del dolore pertanto, si espandono le connessioni, i collegamenti tra cellule nervose divengono piu' numerosi; questo, considerando l'intelligenza dipendente dal fattore nodale delle connessioni nervose e non dalle dimensioni assolute del sistema nervoso centrale, conduce all'ipotesi per cui essere sottoposti a stimolazioni dolorose porta allo sviluppo d'intelligenza.
Ma quali sono le stimolazioni dolorose a cui un essere umano estratto casualmente dalla popolazione, puo' essere sottoposto? Nel contesto di un protocollo sperimentale puo' lo stress psicologico essere interpretato come stimolo doloroso? Che risposta esibiscono i nostri neuroni durante ansia, depressione?
Domande gia approfonditamente curate da numerosi scienziati, ma delle quali anche lo psicoterapeuta deve tenere conto, soprattutto da quando il legame Geni- Ambiente è stato definitivamente tracciato.
E noto che tra gli esseri umano la variabilità del corredo genomico è piuttosto bassa, il pattern soggetto a maggiore variabilità è invece la metilazione del DNA; ovvero la costellazione di "lucchetti" biologici che impedisce selettivamente, se il gruppo chimico metile è presente, la trascrizione di certi geni, e che invece promuove la trascrizione dei geni quando il gruppo metile è assente. Il pattern di metilazione è variabile nell'arco della vita del singolo individuo e dipende dalle condizioni ambientali a cui l'individuo è sottoposto.
Cosi come due sorelle topo a parità di corredo genomico, possono presentare un pattern di metilazione differente se sono state cresciute in un ambiente materno piu' o meno ostile, cosi' la pratica della psicanalisi puo' interecettare questi lucchetti biologici, agendo sul fattore ambiente, in maniera da calmare quel processo di connettività nervoso che tanto sembra essere collegato con i dolori del giovane mollusco, Aplysia.
ilariap- Messaggi : 2
Data d'iscrizione : 20.09.11
Re: I dolori del giovane mollusco
E' estremamente interessante vedere ciò che si riesce a capire o a intuire dell'uomo attraverso la conoscenza di una creatura estremamente più semplice....
E io, personalmente, sono dell'idea che lo stress psicologico possa essere considerato un'importante stimolo doloroso...
E io, personalmente, sono dell'idea che lo stress psicologico possa essere considerato un'importante stimolo doloroso...
fruitjoy- Messaggi : 3
Data d'iscrizione : 23.09.11
Re: I dolori del giovane mollusco
Lo stress è spesso sia uno stimolo che una sindrome, e spesso è considerato anche un sintomo.
Re: I dolori del giovane mollusco
Vi ringrazio per aver postato un argomento così interessante, in modo così originale.
Collegandomi all'articolo di Ilariap e alle successive considerazioni, integro con alcuni elementi di approfondimento utili alla riflessione in ambito psicoterapico.
il termine “epigenetica” ha assunto negli ultimi anni un significato sempre più importante. Conrad Waddington nel 1942 conia il termine “epigenetica”, definendola come “la branca della biologia che studia le interazioni causali fra i geni e il loro prodotto e pone in essere il fenotipo”.
Per epigenetica si intende una attività di regolazione dei geni attraverso processi chimici che non comportino cambiamenti nel codice del DNA, ma possono modificare il fenotipo dell’individuo.
Neurobiologia e psicoanalisi sono scienze del mutamento, tutte e due hanno a che fare con la propria storia,
le caratteristiche di una persona, abilità comprese, cambiano durante la propria vita.
Kandel scrive:
Si può affermare, quindi, che i geni e le proteine derivate determinano tra neuroni e cervello importanti
interconnessioni sia per la parte strutturale che per quella funzionale controllando il comportamento di ogni persona. Comportamento e fattori sociali, fin dalla nostra infanzia, esercitano azioni sul cervello modificando
l’espressione genetica (epigenetica) modificando la biochimica del cervello con il risultato di modificare anche il comportamento del soggetto.
La psicoterapia psicoanalitica come scenario di apprendimento provoca modifiche a lungo termine
agendo sull’espressione genica con il risultato di modificare la funzione delle cellule neuronali e le relative connessioni sinaptiche.
immagine web magazine http://www.lastradaweb.it/article.php3?id_article=4493
Collegandomi all'articolo di Ilariap e alle successive considerazioni, integro con alcuni elementi di approfondimento utili alla riflessione in ambito psicoterapico.
il termine “epigenetica” ha assunto negli ultimi anni un significato sempre più importante. Conrad Waddington nel 1942 conia il termine “epigenetica”, definendola come “la branca della biologia che studia le interazioni causali fra i geni e il loro prodotto e pone in essere il fenotipo”.
Per epigenetica si intende una attività di regolazione dei geni attraverso processi chimici che non comportino cambiamenti nel codice del DNA, ma possono modificare il fenotipo dell’individuo.
Neurobiologia e psicoanalisi sono scienze del mutamento, tutte e due hanno a che fare con la propria storia,
le caratteristiche di una persona, abilità comprese, cambiano durante la propria vita.
Kandel scrive:
E’ affascinante pensare al successo della psicoanalisi nel produrre modificazioni
persistenti delle attitudini, abitudini e comportamenti consci e inconsci,
producendo alterazioni nell’espressione genetica che portano a modificazioni
strutturali nel cervello.
Si può affermare, quindi, che i geni e le proteine derivate determinano tra neuroni e cervello importanti
interconnessioni sia per la parte strutturale che per quella funzionale controllando il comportamento di ogni persona. Comportamento e fattori sociali, fin dalla nostra infanzia, esercitano azioni sul cervello modificando
l’espressione genetica (epigenetica) modificando la biochimica del cervello con il risultato di modificare anche il comportamento del soggetto.
La psicoterapia psicoanalitica come scenario di apprendimento provoca modifiche a lungo termine
agendo sull’espressione genica con il risultato di modificare la funzione delle cellule neuronali e le relative connessioni sinaptiche.
immagine web magazine http://www.lastradaweb.it/article.php3?id_article=4493
Ospite- Ospite
Re: I dolori del giovane mollusco
Riguardo all'idea, che ormai comincia a diffondersi a prendere campo, che la psicoterapia modifichi i geni e l'espressione di questi, posto qui un link interessante...
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/scienza/grubrica.asp?ID_blog=38&ID_articolo=1440&ID_sezione=243
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/scienza/grubrica.asp?ID_blog=38&ID_articolo=1440&ID_sezione=243
fruitjoy- Messaggi : 3
Data d'iscrizione : 23.09.11
Re: I dolori del giovane mollusco
interessante l' articolo sulla stampa...la psicoterapia potrebbe in tanti casi sostituire un uso troppo spesso esagerato ed irresponsabile dei farmaci per curare ogni tipo di malessere o patologia...
Benedetta- Messaggi : 5
Data d'iscrizione : 21.09.11
Re: I dolori del giovane mollusco
sicuramente l'uso della parola che si fa nella psicoterapia e la relazione che si instaura con il terapeuta costituiscono un vero e prorpio medicamento per la persona che vive il disagio...a mio parere molto più dei farmaci, che hanno effetti limitati sul benessere delle persone se non accompagnati da un lavoro costruttivo e integrato che si può ottenere solo con la psicoterapia,all'interno della quale ciascuno ha la possibilità di costruire e ricostruire una narrativa della propria vita, che fornisca senso agli eventi e ai vissuti....
fruitjoy- Messaggi : 3
Data d'iscrizione : 23.09.11
Re: I dolori del giovane mollusco
condivido appieno la tua opinione...solo una psicoterapia attenta alle peculiarità di ciascun individuo ed ai suoi disagi può contribuire al benessere ed al raggiungimento di un equilibrio fisico e psichico il più appagante possibile...
Benedetta- Messaggi : 5
Data d'iscrizione : 21.09.11
Re: I dolori del giovane mollusco
Nella prefazione del suo libro “Alla ricerca della memoria. La storia di una nuova scienza della mente”, Kandel scrive: "Se vi ricorderete qualcosa di questo libro è perché dopo che avrete finito di leggerlo il vostro
cervello sarà leggermente diverso".
Interessante provocazione che leggendo La Stampa, di cui gentilmente Fruitjov ci allega il link, possiamo dire ben supportata.
Vorrei collegare gli studi sul carattere di Fromm con le attuali scoperte dove scientificamente si dimostra la modificazione del cervello e le sue funzioni dopo una psicoterapia psicoanalitica, attraverso la risonanza magnetica funzionale.
Fromm nell'enunciare la propria teoria del carattere, evidenzia l'aspetto relativo al condizionamento reciproco che si
realizza tra individuo e società.
From: differenzia tra temperamento, carattere e personalità per definire gli aspetti concreti dell'uomo:
1. Il temperamento è l'insieme di qualità psichiche
ereditarie, fattori costituzionali che si esprimono nella reazione
dell'individuo.
2. Il carattere è l'insieme delle qualità acquisite
dell'individuo. Infatti esso è formato attraverso l'esperienza.
3. Carattere e temperamento costituiscono la personalità
data dalla somma di qualità costituzionali e acquisite.
La radice della nevrosi, per Fromm, sta nel Rapporto tra individuo e società, dove quest'ultima propone realtà alienanti e genera un'inquietudine frutto della difficoltà ad adattarsi ad essa, con i ritmi che impone, da parte
dell'uomo.
Quindi curare l'individuo come entità isolata diventa una modalità per non comprendere i suoi mali. (“…..serve,
di conseguenza, un approccio «olistico» alla persona e non solo settoriale all’organo malato: si parte dai disturbi della psiche per curare le malattie più «classiche»”,Fassino 2011)
Per Fromm è la società che deve essere analizzata per comprendere e poter trovare i rimedi efficaci per
l'uomo.
Non tanto l'uomo e l'espressione delle sue frustrazioni o delle sue soddisfazioni, bensì l'uomo
come essere sociale: la piena consapevolezza di quanto è stato represso è possibile solo se si trascende l'ambito individuale e se nel processo tale consapevolezza include l'analisi dell'inconscio sociale.
Nella mia esperienza di terapeuta non ho mai dubitato dei risultati della psicoterapia psicoanalitica e come evoluzione del pensiero frommiano ho sempre proposto ai miei pazienti di associare alla psicoterapia individuale anche la psicoterapia di gruppo, in cui gli elementi dell'inconscio sociale trovano maggiori possibilità di manifestarsi.
L'intervento combinato delle due psicoterapie, può favorire l'accelerazione dei tempi di sviluppo rispetto all'intervento classico.
cervello sarà leggermente diverso".
Interessante provocazione che leggendo La Stampa, di cui gentilmente Fruitjov ci allega il link, possiamo dire ben supportata.
Vorrei collegare gli studi sul carattere di Fromm con le attuali scoperte dove scientificamente si dimostra la modificazione del cervello e le sue funzioni dopo una psicoterapia psicoanalitica, attraverso la risonanza magnetica funzionale.
Fromm nell'enunciare la propria teoria del carattere, evidenzia l'aspetto relativo al condizionamento reciproco che si
realizza tra individuo e società.
From: differenzia tra temperamento, carattere e personalità per definire gli aspetti concreti dell'uomo:
1. Il temperamento è l'insieme di qualità psichiche
ereditarie, fattori costituzionali che si esprimono nella reazione
dell'individuo.
2. Il carattere è l'insieme delle qualità acquisite
dell'individuo. Infatti esso è formato attraverso l'esperienza.
3. Carattere e temperamento costituiscono la personalità
data dalla somma di qualità costituzionali e acquisite.
La radice della nevrosi, per Fromm, sta nel Rapporto tra individuo e società, dove quest'ultima propone realtà alienanti e genera un'inquietudine frutto della difficoltà ad adattarsi ad essa, con i ritmi che impone, da parte
dell'uomo.
Quindi curare l'individuo come entità isolata diventa una modalità per non comprendere i suoi mali. (“…..serve,
di conseguenza, un approccio «olistico» alla persona e non solo settoriale all’organo malato: si parte dai disturbi della psiche per curare le malattie più «classiche»”,Fassino 2011)
Per Fromm è la società che deve essere analizzata per comprendere e poter trovare i rimedi efficaci per
l'uomo.
Non tanto l'uomo e l'espressione delle sue frustrazioni o delle sue soddisfazioni, bensì l'uomo
come essere sociale: la piena consapevolezza di quanto è stato represso è possibile solo se si trascende l'ambito individuale e se nel processo tale consapevolezza include l'analisi dell'inconscio sociale.
Nella mia esperienza di terapeuta non ho mai dubitato dei risultati della psicoterapia psicoanalitica e come evoluzione del pensiero frommiano ho sempre proposto ai miei pazienti di associare alla psicoterapia individuale anche la psicoterapia di gruppo, in cui gli elementi dell'inconscio sociale trovano maggiori possibilità di manifestarsi.
L'intervento combinato delle due psicoterapie, può favorire l'accelerazione dei tempi di sviluppo rispetto all'intervento classico.
Ospite- Ospite
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