L'INGORGO EMOTIVO NELLE ORGANIZZAZIONI IN CRISI
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L’INGORGO EMOTIVO NELLE ORGANIZZAZIONI IN CRISI
DI CIPRIANA MENGOZZI
Riflessioni libere, costrutti salienti e strumenti psicologici e organizzativi, per dar sostegno e risposte possibili alle problematiche e alle concrete difficoltà di un mondo che cambia
Una prima constatazione, ed un paio di domande di partenza. La crisi economica ha un forte impatto psicologico sulle persone, a livello individuale, gruppale ed istituzionale; ciò è indubbio e sotto gli occhi di tutti. Attraverso esperienze di contenimento, interpretazione e riflessione approfondita, mi chiedo, è possibile capire ed interpretare queste dinamiche, e aumentare la capacità di gestirle, in modo che il fenomeno “crisi economica” si trasformi in un’occasione di apprendimento, individuale e sociale? E ancora, è possibile pensare ed affrontare la crisi economica come fase di un fenomeno ciclico, opportunità di crescita per la collettività, invece che come momento di totale sconfitta e resa?
L’esistenza dell’attuale crisi economica è un dato di fatto, ed altrettanto ovvie sono le implicazioni più o meno “catastrofiche” sulla vita della collettività e dei singoli individui, ma fermarsi a questa più che giusta osservazione non ci aiuta. Anzi, ci costringe al disfattismo e ci relega nella sconfitta irrevocabile. Contrariamente a quanto verrebbe spontaneo pensare, i periodi di crisi economica ben gestiti potrebbero addirittura rappresentare un’opportunità, in quanto producono un calo della frenesia verso gli affari e gli acquisti, e consentono un ripensamento complessivo sulla qualità delle cose che abbiamo/desideriamo e sulle nostre priorità (il che significa un maggiore apprezzamento dei beni di cui già si dispone e un drastico calo delle spese futili). Se ciò è valido a livello individuale, pensiamo per un attimo agli effetti e alle ripercussioni (positive) che potrebbe avere, esteso a livello organizzativo. L’impresa in crisi, pure in mezzo alle tante difficoltà, potrebbe cogliere l’occasione per ridefinire e ridelineare aspetti di se stessa a cui non aveva dato abbastanza rilievo in periodi di “vacche grasse” (o ad aspetti che trascurava da tempo, per mancata spinta motivazionale contingente), rivedendo ed ottimizzando la propria organizzazione, oppure addirittura ipotizzando nuovi settori di business. Nei periodi di boom, gli acquisti e gli investimenti tendono a salire, anche in proporzione ad una crescita semplicemente “ipotizzata”, ma che qualunque problema imprevisto di una certa gravità potrebbe da un momento all’altro facilmente smentire. Prima i consumi, e poi di conseguenza i prezzi, tendono a lievitare e gli investitori, a tutti i livelli, paiono mossi da una fiducia che presto o tardi si rivela quasi sempre fuori luogo (o quanto meno esagerata). La situazione che si viene a creare è portatrice di numerosi e gravi problemi: ditte che hanno fatto “il passo più lungo della gamba”, che non rientrano nei loro investimenti e chiudono i battenti; piccoli azionisti che perdono i loro risparmi; persone che hanno acceso un mutuo casa, o che più semplicemente hanno preso un piccolo prestito in banca per l’acquisto di auto, mobilia, elettrodomestici o chissà cos’altro, e si ritrovano “improvvisamente” con l’acqua alla gola. E allora (si spera), lo stile di vita individuale tenderà per forza di cose a farsi più sobrio ed equilibrato. E allora (si spera), i beni di cui già si dispone verranno maggiormente apprezzati e, in generale, gli interessi si sposteranno dalla ricerca coatta e a tutti i costi del puro profitto, verso valori più vicini alla vera natura dell’uomo. Potrebbe essere questo un aspetto “positivo” della crisi? LEGGI L'ARTICOLO IN PDF-L'INGORGO EMOTIVO NELLE ORGANIZZAZION IN CRISI, DI CIPRIANA MENGOZZI
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DI CIPRIANA MENGOZZI
Riflessioni libere, costrutti salienti e strumenti psicologici e organizzativi, per dar sostegno e risposte possibili alle problematiche e alle concrete difficoltà di un mondo che cambia
Una prima constatazione, ed un paio di domande di partenza. La crisi economica ha un forte impatto psicologico sulle persone, a livello individuale, gruppale ed istituzionale; ciò è indubbio e sotto gli occhi di tutti. Attraverso esperienze di contenimento, interpretazione e riflessione approfondita, mi chiedo, è possibile capire ed interpretare queste dinamiche, e aumentare la capacità di gestirle, in modo che il fenomeno “crisi economica” si trasformi in un’occasione di apprendimento, individuale e sociale? E ancora, è possibile pensare ed affrontare la crisi economica come fase di un fenomeno ciclico, opportunità di crescita per la collettività, invece che come momento di totale sconfitta e resa?
L’esistenza dell’attuale crisi economica è un dato di fatto, ed altrettanto ovvie sono le implicazioni più o meno “catastrofiche” sulla vita della collettività e dei singoli individui, ma fermarsi a questa più che giusta osservazione non ci aiuta. Anzi, ci costringe al disfattismo e ci relega nella sconfitta irrevocabile. Contrariamente a quanto verrebbe spontaneo pensare, i periodi di crisi economica ben gestiti potrebbero addirittura rappresentare un’opportunità, in quanto producono un calo della frenesia verso gli affari e gli acquisti, e consentono un ripensamento complessivo sulla qualità delle cose che abbiamo/desideriamo e sulle nostre priorità (il che significa un maggiore apprezzamento dei beni di cui già si dispone e un drastico calo delle spese futili). Se ciò è valido a livello individuale, pensiamo per un attimo agli effetti e alle ripercussioni (positive) che potrebbe avere, esteso a livello organizzativo. L’impresa in crisi, pure in mezzo alle tante difficoltà, potrebbe cogliere l’occasione per ridefinire e ridelineare aspetti di se stessa a cui non aveva dato abbastanza rilievo in periodi di “vacche grasse” (o ad aspetti che trascurava da tempo, per mancata spinta motivazionale contingente), rivedendo ed ottimizzando la propria organizzazione, oppure addirittura ipotizzando nuovi settori di business. Nei periodi di boom, gli acquisti e gli investimenti tendono a salire, anche in proporzione ad una crescita semplicemente “ipotizzata”, ma che qualunque problema imprevisto di una certa gravità potrebbe da un momento all’altro facilmente smentire. Prima i consumi, e poi di conseguenza i prezzi, tendono a lievitare e gli investitori, a tutti i livelli, paiono mossi da una fiducia che presto o tardi si rivela quasi sempre fuori luogo (o quanto meno esagerata). La situazione che si viene a creare è portatrice di numerosi e gravi problemi: ditte che hanno fatto “il passo più lungo della gamba”, che non rientrano nei loro investimenti e chiudono i battenti; piccoli azionisti che perdono i loro risparmi; persone che hanno acceso un mutuo casa, o che più semplicemente hanno preso un piccolo prestito in banca per l’acquisto di auto, mobilia, elettrodomestici o chissà cos’altro, e si ritrovano “improvvisamente” con l’acqua alla gola. E allora (si spera), lo stile di vita individuale tenderà per forza di cose a farsi più sobrio ed equilibrato. E allora (si spera), i beni di cui già si dispone verranno maggiormente apprezzati e, in generale, gli interessi si sposteranno dalla ricerca coatta e a tutti i costi del puro profitto, verso valori più vicini alla vera natura dell’uomo. Potrebbe essere questo un aspetto “positivo” della crisi?
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