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GLI IRRAGGIUNTI. UN RITRATTO DI GUNTER AMMON

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Messaggio Da Ospite Lun Mag 28, 2012 1:25 am

di Ezio Benelli

GLI IRRAGGIUNTI. UN RITRATTO DI GUNTER AMMON Quadra10



nessuna cosa si può amare né odiare, se prima non si ha cognition di quella.1
LEONARDO DA VINCI

Conosciamo dunque la profondità, non come oggetto della vista, per sé et assolutamente, ma per accidente rispetto al chiaro et allo scuro.2
GALILEO GALILEI

Anche se la psicoanalisi non chiarisce il dato dell'artisticità di Leonardo, ce ne rende però comprensibili le manifestazioni e i limiti.
SIGMUND FREUD

Nelle analisi dei bambini rileviamo sempre, quando all'espressione di desideri distruttivi fanno seguito tendenze reattive, il ricorso al disegno ed alla pittura con l'intento di restaurare ciò che prima si è danneggiato.
MELANIE KLEIN

Se raggiungere è conseguire un risultato o pervenire ad un determinato luogo, essere raggiungibili, in un contesto di relazioni, implica essere disponibili ad un contatto, ad una conoscenza da parte dell'Altro, implica un certo grado di apertura e di capacità di dare informazioni su se stessi attraverso un insieme di elementi comunicativi, di messaggi specifici, correlati ad una circostanza. Essere non raggiungibili, da un punto di vista psicologico, può voler dire non mettere a disposizione dell'Altro, in un contesto sociale o con un partner in una diade o in una coppia adulta, quelle informazioni strategiche e funzionali alla conoscenza, avere uno stile difensivo estremo, essere così straordinariamente lontani al punto di impedire qualsiasi forma di contatto. Quando la condizione di irraggiungibilità si fa costante dello stile relazionale di un uomo o di una donna, o di un bambino, può essere indicativa di una serie di elementi di rilevanza psicopatologica, andando a definire un insieme complesso di tratti che tendono a stigmatizzarsi come di "malattia" , sottoforma di nevrosi, psicosi o di disturbo della personalità. Questo forse perché nell'essere umano, la capacità di entrare in relazione costituisce una condizione essenziale allo sviluppo della personalità. Günter Ammon3, in uno scritto del 1983 dal titolo Gli irraggiunti - Sul problema del narcisismo arcaico4, sostiene che "Gli irraggiunti rappresentano quel gruppo di malati, ai quali Freud ha applicato il suo concetto della cosiddetta nevrosi narcisistica, e che egli - a causa della loro incapacità di sviluppare un transfert terapeutico - riteneva intrattabili con il metodo standard della psicoanalisi, esprimendo comunque la sua speranza in nuovi metodi terapeutici, nonché in una sintesi di metodi psicoanalitici e psichiatrici".
Se Ammon sostiene che già Freud ravvisasse la necessità di ricorrere a "nuovi metodi terapeutici, nonché in una sintesi di metodi psicoanalitici e psichiatrici", per i pazienti non capaci di sviluppare il transfert con le tecniche "classiche", si può ipotizzare che non sia il paziente ad essere sostanzialmente irraggiungibile, ma che sia la tecnica non adeguatamente sviluppata a raggiungere ogni tipo di paziente.
Dai resoconti di Ammon, sembra trattarsi di pazienti in massima parte portatori di un disturbo borderline della personalità o di un disturbo narcisistico. Egli si pone in un percorso di continuità con Freud5, valutando attraverso la propria esperienza clinica la bontà delle sue affermazioni. Presso la sua clinica di Monaco, Ammon sviluppò insieme al suo gruppo di collaboratori e colleghi (citiamo Ilse Burbiel e Rolf Schmidts), molteplici strategie terapeutiche, sia a livello di tecniche di gruppo che nella prassi clinica individuale, includendo anche la famiglia nel processo terapeutico e utilizzando anche l'équipe terapeutica quale strumento di confronto diretto con il paziente.
Nonostante i tentativi e le innovazioni nella prassi, dallo scritto di Ammon si evince che con alcuni pazienti non è mai "possibile né un contatto profondo ed una comprensione sufficiente, né un cambiamento della personalità. Invece è stato relativamente facile far sparire i sintomi superficiali, sia psichici che psicosomatici". Egli cita l'amico Bela Buda6, quando definisce i pazienti psicotici quali "offesi" nella situazione patologica conclamata, e "offendibili" nella situazione patologica latente. Il paziente oscilla tra offendibilità e offesa: l'offendibilità è data dalla costante paura (desiderio) della ferita narcisistica e l'offesa è rappresentata dall'aggressività (odio) che il paziente tende a riversare sulla persona o sull'oggetto responsabile della ferita. E ancora Ammon: "Qualche volta la terapia portava addirittura a tali risultati che a un osservatore neutrale la terapia poteva sembrare coronata di successo. I terapeuti, però, avevano l'impressione che questi pazienti non erano raggiunti in profondo, e che essi non avevano concesso una vera comprensione delle loro angosce". "Spesso la sofferenza di questi pazienti si esprime da un lato in sentimenti di un vuoto insopportabile e nella paura di essere abbandonati, dall'altro in una ricerca di identità e di persone fidate, dalle quali però si sentono continuamente offesi ed incompresi. Il quadro clinico è caratterizzato da aggressività distruttiva oppure ritiro, disperazione suicidale e inconsci tentativi di integrazione mediante la psicosomatica, spesso in connessione con grande intelligenza e bellezza fisica".
Se Ammon nel suo scritto espone un ricco excursus teorico a supporto del concetto di narcisismo in psicologia e psichiatria, ciò che in questa sede rende particolarmente interessante oggi ai nostri occhi il suo lavoro, è la qualità di precursore di una serie di considerazioni tecniche e metodologiche che partono dall'assunto che al problema energetico posto da Freud, viene data una risposta psicodinamica, corredata da un vasto repertorio di applicazioni. "Sostituendo il modello topico di Freud con il modello Io-strutturale basato sul concetto del gruppo, al problema energetico non viene più data una risposta biologica, bensì una risposta gruppodinamica e psicodinamica. Ciò comporta il vantaggio che gli insolubili problemi economici che necessariamente sorgono nel contesto teorico del modello topico, nel modello Io-strutturale non si pongono neanche. A differenza delle concezioni di Freud, Hartmann, Rapaport e altri, che vedono nelle pulsioni la forza motrice dell'esistenza umana, nel mio modello Io-strutturale le funzioni dell'Io vengono alimentate dall'energia sociale".
A metà degli anni '80, conobbi a Firenze Günter Ammon. Imponente, carismatico, accompagnato dalla giovane moglie Maria, indossava un cappotto lungo fino ai piedi, di quelli che andavano di moda allora, con dentro la pelliccia e fuori la pelle di montone. Ci incontrammo all'Istituto di Psicoterapia Analitica di Firenze: Ammon era stato invitato a tenere un seminario, in cui potesse esporre il suo approccio alla psichiatria, che era di tipo dinamico. L'approccio di Ammon alla malattia mentale, - così come era definita dalla Psichiatria Dinamica - veniva integrato da interventi di danza, recitazione, di pittura e modellato.
Il seminario fiorentino fu determinante per i contenuti, innovativi per l'epoca, e segnò l'inizio di una collaborazione con lo studioso tedesco che portò a numerose e successive iniziative sia in Germania che in Italia. Infatti nel 1987, durante la visita alla clinica Menterschwaige di Monaco, Ammon ci condusse in uno dei campi applicativi del suo approccio, iniziandoci alla danza "umano-strutturale". La danza umano-strutturale, intesa come terapia e come tecnica, si applicava ai pazienti con gravi disturbi del contatto o difficoltà della comunicazione verbale. Essa si ricollega alla danza salutare-pitagorica, alla tradizione della danza espressiva e infine al lavoro della tecnica adottata dalle nuove ricerche delle terapeute americane della danza.
Nella danza umano-strutturale, come nella recitazione e nella pittura, il punto centrale non è la performance, ma la capacità di esprimere in modo immediato ed autentico la corporeità, la plasticità e i sentimenti ivi compresi: la sofferenza, l'aggressività, in seguito anche la felicità. Per Ammon "danzare, recitare, pitturare e modellare rappresentano fin dall'età della pietra forme arcaiche di culto, religiosità, esperienza di sé e dinamica di gruppo":7 certamente utilizzando questo tipo di esperienze è possibile tangenzialmente o più profondamente accedere ad un livello psichico sorretto da strutture arcaiche anche archetipiche. Individuare l'archetipo personale o collettivo che anima un gruppo può essere determinante e funzionale al recupero e alla riparazione di strutture danneggiate.
Nel contesto di diagnosi e terapia, a contatto con la musica, la tela e i colori, il materiale da modellare, la danza, il gruppo e se stessi, l'esperienza offre la possibilità di attingere "socioenergia" dal gruppo da un lato e, dall'altro, di comunicare sia col movimento sia con il lavoro figurativo di pittura, disegno. E' in gioco un accadere pluridimensionale in cui sono coinvolti corporeità, spiritualità, movimento, musica, mediazione figurativa, psicoterapia, creatività e dinamica di gruppo.
L'integrazione dell'approccio psichiatrico di Ammon con le arti della danza, della pittura e modellato in gruppo di lavoro ben strutturato, permette ai pazienti di mostrare le loro parti commoventi e amabili, ferite dolorose e ricordi rimossi, non con un linguaggio verbale che appare come in qualche modo un linguaggio dell'incomunicabilità, ma con un insieme di linguaggi compositi di movimento e di immagini impressionate su tela: in tal modo i pazienti riescono ad entrare in contatto con il gruppo che empaticamente comprende la drammaticità della comunicazione.
Il compito che ci siamo posti, nel nostro lavoro di équipe8, è di raggiungere attraverso tecniche specifiche, non necessariamente collocabili nel novero dell'arteterapia, un certo numero di pazienti che non affrontano con apertura, forse perché in qualche modo "irraggiungibi", la psicoterapia condotta con il solo mezzo verbale. Nel nostro approccio, la tecnica dell'interpretazione del transfert viene allargata utilizzando materiale nuovo, prodotto attraverso le tecniche di atelier, e per tanto tangibile, collocabile nello spazio e nel tempo, e visibile al paziente.




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per gentile concessione di http://www.ifefromm.it/rivista/2008-xx/4/interventi/irraggiunti.php

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