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PEDOFILIA: L’INFANZIA NEGATA E VIOLATA

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Messaggio Da Polo Psicodinamiche Lun Ott 08, 2012 9:31 pm

PEDOFILIA:
L’INFANZIA NEGATA E VIOLATA

Reportage di Daniela Zini, prima parte

PEDOFILIA: L’INFANZIA NEGATA E VIOLATA Pedofi10

PEDOFILIA: L’INFANZIA NEGATA E VIOLATA in pdf


“Les grandes personnes ne comprennent jamais rien toutes seules, et c’est fatigant, pour les enfants, de toujours et toujours leur donner des explications.”
Antoine de Saint-Exupéry, Le Petit Prince

Pour Toi

Au début j’étais amoureuse
De la splendeur de tes yeux,
De ton sourire,
De ta joie de vivre.

Maintenant j’aime aussi tes larmes
Ta peur de vivre
Et le désarroi
Dans tes yeux.

Mais contre la peur
Je t’aiderai,
Car ma joie de vivre
Est encore la splendeur des tes yeux.

Rome, le 11 août 2011

Cari Ragazzi,
mentre guardavo questo filmato
ho pensato a Voi Ragazzi, piccoli e grandi dei cinque continenti, Voi, che siete pieni di vita, che studiate, che giocate, che lavorate…
Voi siete gli animatori delle nostre case, delle nostre aule, nel mondo intero…
Sì, ho pensato, subito, a Voi, perché Voi siete sensibili e attenti al dolore e alle sofferenze di quei Ragazzi che, in questo stesso momento, sono, in strada, gli occhi impauriti, pieni di dolore, in cerca della loro famiglia, di un segno di vita e di un senso di tutto ciò che accade loro.
Io mi rivolgo a Voi perché Voi siete generosi, capaci di gesti coraggiosi.
La gatta ama i suoi piccoli. Ma non li distingue più, una volta che sono divenuti adulti. Invece, nel corso del suo cammino, l’uomo è, costantemente, obbligato a scegliere.
Può decidere di far mangiare, prima di lui, la persona che ama.
Mi piace ripetere questa frase:
“L’uomo è l’immagine di Dio.”
Alcuni ci scherzano su, rispondendo:
“Beh, allora Dio non è molto bello!”
Ma io paragono l’uomo a Dio come il sigillo che viene impresso nella cera. Non conosco il timbro, forse, non lo vedrò mai, ma se osservo, con attenzione, me stessa in profondità, scopro l’infinito. L’uomo è immagine di Dio in negativo, perché tutto ciò che grida in lui, tutto ciò che tende a superare la legge naturale, che è soggetta a istinti brutali, rappresenta una scelta.
Non esiste la generosità istintiva.
Se non esistesse nel cosmo quella piccola nullità che è l’uomo, dotato della libertà che gli permette o di raccogliere, da egoista, tutto ciò che trova, anche a scapito degli Altri, o di sforzarsi di aiutare il prossimo a condurre una vita migliore; se non vi fossero gli esseri umani, che non sono altro che polvere infinitesimale del cosmo, l’universo nella sua totalità sarebbe assurdo.
E questo che cosa significa?
Se la libertà non fosse in grado di sprigionarsi in qualche momento cruciale – quel momento che io chiamo attenzione – la vita sarebbe assurda…
Io Vi domando di trasmettere questo messaggio alle Vostre famiglie, alle persone del Vostro quartiere, alla Vostra scuola, affinché la catena di solidarietà cresca nel mondo intero e divenga un segno di speranza e di amore concreto.
Io sono sicura che il Vostro cuore Vi suggerirà le parole per fare delle Vostre case, delle Vostre scuole, luoghi di solidarietà.
Restiamo uniti con tutti i Ragazzi del mondo e tra noi: l’unione fa la forza!
Vi ringrazio di cuore.
Crediate in tutto il mio affetto.

Daniela Zini

“È difficile immaginare un ostacolo più grande di quello rappresentato dal commercio sessuale di bambini nel cammino verso la realizzazione dei diritti umani. Eppure la tratta dei bambini è solo un elemento del problema ancora più diffuso e profondamente radicato degli abusi sessuali. Milioni di bambini in tutto il mondo sono sfruttati per il sesso a pagamento. Acquistati e venduti come un qualsiasi bene, fatti oggetto di commercio all’interno e all’esterno dei confini nazionali, gettati in situazioni quali i matrimoni forzati, la prostituzione e la pornografia infantile. Molti di loro subiscono danni profondi e, talvolta, permanenti. Il normale sviluppo fisico ed emotivo viene compromesso, come pure l’autostima e la fiducia. Alla stragrande maggioranza viene, anche, negato il diritto all’istruzione come pure il minimo momento di divertimento e gioco.”
con queste parole il direttore generale dell’UNICEF Carol Bellamy presentava il Rapporto sullo Sfruttamento Sessuale dei Bambini, pochi giorni prima dell’apertura del secondo Congresso Mondiale contro lo Sfruttamento Sessuale dei Bambini (http://www.unicef.org/events/yokohama/index.html), svoltosi a Yokohama tra il 17 e il 20 dicembre 2001.
Ho constatato, nelle mie investigazioni, che la pedofilia è un tema difficile da affrontare, ambiguo e soggetto a polemica. Osare parlarne è darsi la possibilità di trattare e dominare, in profondità, il problema dell’abuso sessuale per meglio combatterlo.
Possano i nostri bambini attraverso l’informazione, la prevenzione, divenire più forti e meglio protetti all’esterno e all’interno dell’ambiente familiare.
La vulnerabilità e l’innocenza dei bambini sono abusate, deliberatamente o no, da aggressori sessuali per saziare desideri devianti compulsivi o da pedosessuali incoscienti.
La mia speranza è di aiutare i bambini, facendomi loro portavoce, per proteggerli come avrei voluto essere protetta, io stessa, da abusi di altro genere, quando ero una bambina.
Parafrasando una frase dell’Esodo, in merito alla schiavitù d’Egitto del popolo di Israele:
“Vidi la sofferenza dei bambini e me ne sono presa cura.”

I. CHE COSA SI INTENDE PER PEDOFILIA?


di
Daniela Zini


Che cosa si intende per pedofilia?
La pedofilia non va confusa con l’attrazione sessuale per gli adolescenti, efebofilia o ninfofilia. Alcuni pedofili sono anche efebofili o ninfofili, ma tutti gli efebofili o ninfofili non sono pedofili.
Nella classificazione internazionale delle malattie (Organizzazione Mondiale della Sanità), la pedofilia è definita come una preferenza sessuale per i bambini, generalmente di età prepubere (meno di 13 anni) o all’inizio della pubertà. Da parte loro, le autorità legali di diversi Paesi ricorrono a una definizione più ampia per includervi gli adulti che hanno attrazione sessuale per soggetti che la legge considera bambini o giovani adolescenti. Tuttavia, circoscrivere la parola stessa di pedofilo è difficile.
Troppe ambiguità restano a tale proposito: ambiguità ancestrale della reazione sociale e di alcune istituzioni al servizio dell’infanzia; ma anche ambiguità del pedofilo con i suoi alibi pseudo-affettivi, i suoi sotterfugi professionali; ambiguità della sua vittima che può offrire un consenso apparente; e ancora, ambiguità del corpo medico e della giustizia. Infine, la difficoltà di definire la pedofilia risiede nel suo doppio status, al tempo stesso, legale, in quanto infrazione, e medico, in quanto turbativa della preferenza sessuale.
La grande maggioranza dei pedofili sono uomini, ma la proporzione di donne pedofile resta difficile da valutare, perché la loro pedofilia può esprimersi in modo molto più discreto rispetto agli uomini.
Si trovano pedofili in tutti gli strati della società.
Alcuni sono attratti unicamente da bambini, altri da bambine, altri da bambini di entrambi i sessi, con o senza una preferenza per l’uno dei due. Certi pedofili sono attratti da bambini appartenenti a fasce di età ben precise, altri sono sensibili a tali o tali altri tratti fisici particolari (capelli, tratti del volto, costituzione fisica, voce).
Esistono pedofili esclusivi (attratti, unicamente, dai bambini), pedofili preferenziali (attratti, soprattutto, dai bambini), pedofili non preferenziali (attratti, soprattutto, dagli adulti o dagli adolescenti, ma anche dai bambini).
Sembrerebbe che le attrazioni pedofile specifiche siano molto più diffuse di quanto si creda. La presenza di queste attrazioni specifiche non implica, tuttavia, che le persone interessate siano pedofile, poiché la pedofilia suppone l’idea fissa e il carattere ricorrente dei fantasmi sessuali che implicano i bambini.
Il fatto che il termine pedofilia designi una attrazione sessuale tende a far dimenticare che questa attrazione sia accompagnata, non sempre, ma frequentemente, da una attrazione affettiva. Esistono, così, molti pedofili innamorati. E, proprio perché amano i bambini, alcuni fanno la scelta di non passare all’atto. Conviene, in tale caso, fare leva sull’esistenza di questo sentimento per aiutarli nella loro decisione di proteggere i bambini. Per alcuni pedofili, la loro attrazione fa parte integrante della loro personalità e vivono in armonia con questa. Per altri, la presenza di tale attrazione è un elemento perturbatore, fonte di angoscia, di colpevolezza e di vergogna.
Tutti i pedofili non passano, dunque, all’atto.
Per designare gli adulti che hanno relazioni sessuali con i bambini, alcuni utilizzano il termine pedosessuali. Un pedofilo non è, necessariamente, un pedosessuale e tutti i pedosessuali non sono, necessariamente, pedofili.
Gli “scarti”, passaggi all’atto incontrollati, riguardano, spesso, i pedofili passivi.
Ma possono essere atti pienamente volontari.
Si possono distinguere tre grandi tipologie di pedofili, in funzione del modo in cui si pongono rispetto al passaggio all’atto:
- i pedofili astinenti, che hanno fatto una scelta voluta di non avere relazioni sessuali con i bambini;
- i pedofili passivi, per i quali l’assenza di passaggio all’atto non è il frutto di una scelta voluta, ma il risultato di fattori indipendenti dalla loro volontà (inibizioni sessuali, paura della prigione o dell’esclusione);
- i pedofili attivi, che sono pronti a passare all’atto (sia che ne attendano l’opportunità, sia che ne cerchino, attivamente, l’occasione, fornita da un numero più o meno grande di condizioni).
Si possono distinguere, così, tre grandi tipologie di pedosessuali:
- i pedosessuali violenti, che non esitano a ricorrere a tutte le forme di costrizione: violenza, minacce, ricatto, manipolazioni. Non provano generalmente alcun rimorso né alcun sentimento per il bambino;
- i pedosessuali non violenti, che preferiscono ricorrere alla astuzia e alla seduzione, ma sono indifferenti alle conseguenze psicologiche per il bambino;
- i pedosessuali “in buona fede”, che pensano, sinceramente, che i rapporti sessuali, che i bambini accettano di avere con loro, non siano loro imposti e non misurano, dunque, la natura dei rischi che fanno loro correre.
Dati inquietanti ci indicano l’ampiezza del problema degli abusi sessuali commessi sui ragazzi. Come nel caso degli abusi sessuali commessi sulle ragazze, non è esagerato parlare di un flagello. Numerose ricerche recenti stimano che almeno un ragazzo su sei è vittima di abusi sessuali, con contatto fisico tra l’abusatore e la vittima, prima di raggiungere l’età di diciotto anni. Se la definizione dell’abuso sessuale è ampliata a comprendere l’esposizione precoce a giochi sessuali con persone adulte, a materiale pornografico e a esibizionismo, le cifre sono allora più elevate e vanno da uno su quattro a uno su tre.
Le conseguenze dell’abuso sessuale non sono meno numerose, né meno serie, né meno invasive o ancora meno penose da vivere per l’uomo di quanto non lo siano per la donna. Nel numero degli effetti più frequentemente incontrati, menzioniamo l’ansia e la confusione identitaria e sessuale, l’amnesia della propria infanzia, la difficoltà, perfino, l’incapacità di dare fiducia a se stesso e agli altri, diversi disordini del sonno, la compulsione sessuale, la disfunzione sessuale, l’incapacità di sostenere l’intimità nelle relazioni, l’abuso di sostanze psicotrope, la sur-performance e la sous-performance a livello professionale, ecc. Tenuto conto dell’ampiezza delle conseguenze vissute, saremmo portati a credere che gli uomini ne parlerebbero e si consulterebbero molto di più per arrivare a sentirsi meglio nella loro pelle. In effetti, le componenti del processo di socializzazione dei ragazzi permettono di comprendere, meglio, la difficoltà degli uomini a ricorrere all’aiuto, in particolare, quando si tratta di abusi sessuali. Contribuiscono a fare in modo che gli uomini, nel corso del loro sviluppo, e questo, fino all’età adulta, tendano a negare il fatto che le esperienze sessuali precoci, che hanno vissuto, li abbiano grandemente disturbati.
I messaggi che l’adolescente riceve, nel corso del suo sviluppo, lasciano, il più sovente, intendere, che l’uomo è, più difficilmente, percepito come vittima di un atto sessuale abusivo che non come autore potenziale di una aggressione. Inoltre, numerosi sono i messaggi che riceve il bambino che lo inducono ad accordare un valore positivo a ogni esperienza precoce della sessualità; tenta, così, di convincersi che fosse il caso, perfino in seguito ad abusi. Apprende, egualmente, che il maschio deve prendere iniziative in fatto di sessualità, pena non essere considerato un vero uomo. Anche qui, una trappola è tesa al bambino e, il più sovente, ne resterà prigioniero nell’età adulta. Non solo potrà interpretare i contatti sessuali dell’infanzia o dell’adolescenza, benché non desiderati, come esperienze che fanno parte di un percorso di vita particolare, perfino privilegiato, ma potrà anche tentare di convincersi di aver, forse, provocato lui stesso i contatti sessuali. Senza contare che, spesso, l’abusatore avrà tentato di rendere la sua vittima responsabile dei propri atti. Il bambino o adolescente abusato uscirà da queste esperienze con un grande senso di responsabilità che si trasformerà rapidamente in un senso di colpa. La vergogna, profondamente ancorata, di chi è e di quello che vive o ha vissuto lo invaderà così rapidamente.
L’impatto di queste esperienze sessuali, per le quali non aveva raggiunto la maturità fisica, affettiva ed emozionale adeguate, si lascia ancora sentire nell’età adulta, perfino avanzata. E la parola “impatto” è qui appropriata, poiché il bambino, che subisce una forma di abuso sessuale, si ritrova in uno stato di choc, che vive, il più sovente, da solo. La conseguenza degli abusi sessuali corrisponde, allora, alle onde che si riverberano, negli anni, nella camera scura e isolata, che diviene la vita della persona.
Il ragazzo apprende, così, che un vero uomo deve essere in grado di regolare i suoi problemi da solo… tutti i malesseri e tutta la confusione che accompagnano il vissuto degli abusi sessuali… deve vedervi chiaro da sé, sbarazzarsene con i propri mezzi, a rischio di non pervenire ad acquisire una percezione positiva da sé. Questa prescrizione sociale si rivela – e a ragione! – troppo pesante da assorbire e ne consegue, a vari gradi, una perdita della stima di sé, di fiducia in sé, un sabotaggio più o meno pernicioso e cronico della propria vita. L’uomo conosce, allora, tutti i tormenti della depressione e delle sue ramificazioni ed espressioni; o ancora, nella speranza di conservare l’immagine dell’uomo forte e controllato, non si dà accesso che all’emozione e al sentimento consentiti ai veri uomini: la collera e l’aggressività, con tutti gli atti delinquenziali e violenti a queste connessi.
Esige grande coraggio da parte degli uomini adulti aprirsi sul soggetto degli abusi sessuali di cui sono stati vittime. Quelli che lo fanno, e sono sempre più numerosi, hanno dovuto, spesso, attendere dieci, venti, trenta e, perfino, quaranta anni o più, prima di affrontare con altri il passato doloroso che hanno conosciuto nell’infanzia. Alcuni hanno tentato di farlo nel momento in cui gli abusi hanno avuto luogo o poco dopo, ma sono molto numerosi quelli che non ne hanno raccolto che biasimo e rimprovero, se non, puramente e semplicemente, rifiuto e incredulità.

Daniela Zini
Copyright © 7 ottobre 2012 ADZ
daniela.zini.3@facebook.com

PEDOFILIA: L’INFANZIA NEGATA E VIOLATA


II. PEDOFILIA E COMPLESSO DI EDIPO

[…]
D’Edipo ancor la genitrice io vidi,
La leggiadra Epicasta, che nefanda
Per cecità di mente opra commise,
L’uom disposando da lei nato. Edipo350
La man, con che avea prima il padre ucciso,
Porse alla madre: né celaro i Dei
Tal misfatto alle genti. Ei per crudele
Voler de’ Numi nell’amena Tebe
Addolorato su i Cadméi regnava.355
Ma la donna, cui vinse il proprio affanno,
L’infame nodo ad un’eccelsa trave
Legato, scese alla magion di Pluto
Dalle porte infrangibili, e tormenti
Lasciò indietro al figliuol, quanti ne danno360
Le ultrici Furie, che una madre invoca.
[…]

Omero, Odissea, Libro XI

Ogni bambino sogna di essere nato da un re e da una fata.
In quasi tutte le religioni politeiste della Antichità, l’unione sessuale fondamentale, originaria dell’universo e degli uomini, si perpetua nel rituale dell’unione mistica tra la sacerdotessa della Grande Dea Madre e il re o sacerdote, rappresentante del dio-figlio-amante.
L’incesto costituisce una prerogativa divina o regale di procreazione. I figli-amanti della Dea-Madre si rigenerano in un Uroboro senza fine.
L’incesto affascina in quanto unione di simili, fusione allo stesso, quasi comparabile all’idea originaria dell’autofecondazione, vale a dire di immortalità.
La storia di Edipo inizia con un rigetto determinato, come è stato messo in luce da Marie Balmary, in L’homme aux statues. Freud et la faute cachée du père, da una doppia trasgressione, in una tragica illustrazione di ciò che il sociologo Robert King Merton [pseudonimo di Meyer R. Scholnick 1910-2003] chiama una predizione creatrice:
“Io creo ciò che io mi attendo di vedere, io induco ciò che io vorrei, con tutte le mie forze, evitare.”
Edipo è una vittima innocente, condannato a realizzare, senza saperlo, il parricidio e il matrimonio incestuoso, decisi dagli Dei. Che il padre Laio si sia comportato da pervertito, violentando un adolescente, che abbia ordinato l’assassinio del proprio figlio, ecco ciò che Freud occulta. Così anche quando si tratta di una lontana leggenda, il padre della psicanalisi non può impedirsi di gravare il figlio per sgravare il padre.

di
Daniela Zini

Il Re degli Elfi

Chi cavalca così tardi per la notte e il vento?
È il padre con il suo figlioletto;
se l’è stretto forte in braccio,
lo regge sicuro, lo tiene al caldo.

“Figlio, perché hai paura e il volto ti celi?”
“Non vedi, padre, il Re degli Elfi?
Il Re degli Elfi con la corona e lo strascico?”
“Figlio, è una lingua di nebbia, nient’altro.”

“Caro bambino, su, vieni con me!
Vedrai i bei giochi che farò con te;
tanti fiori ha la riva, di vari colori,
mia madre ha tante vesti d’oro.”

“Padre mio, padre mio, la promessa non senti,
che mi sussurra il Re degli Elfi?”
“Stai buono, stai buono, è il vento, bambino mio,
tra le foglie secche, con il suo fruscio.”

“Bel fanciullo, vuoi venire con me?
Le mie figlie avranno cura di te.
Le mie figlie di notte guidano la danza
ti cullano, ballano, ti cantano la ninna-nanna.”

“Padre mio, padre mio, in quel luogo tetro non vedi
laggiù le figlie del Re degli Elfi?”
“Figlio mio, figlio mio, ogni cosa distinguo;
i vecchi salci hanno un chiarore grigio.”

“Ti amo, mi attrae la tua bella persona,
e se tu non vuoi, ricorro alla forza.”
“Padre mio, padre mio, mi afferra in questo istante!
Il Re degli Elfi mi ha fatto del male!”

Preso da orrore, il padre veloce cavalca,
il bimbo che geme, stringe fra le sue braccia,
raggiunge il palazzo con stento e con sforzo,
nelle sue braccia il bambino era morto.

Johann Wolfgang von Goethe [1749-1832]

Noi cerchiamo di far sopravvivere l’amore romantico dei preludi come se la sola funzione del fiore fosse di risplendere quando è nel pieno rigoglio della bellezza.
Noi rifiutiamo gli altri cicli.
Ma quando il bambino nasce qualcosa cambia e si profilano gli interrogativi:
Come si deve amarlo?
Quali sono le manifestazioni di amore auspicabili e quali sono quelle da cui i genitori e i bambini debbono astenersi e perché?
La nostra società vieta, formalmente, ogni scambio sessuale tra genitori e figli.
L’amore è bene, ma il sesso no!
Perché?
Al tempo di mio Nonno si proibiva l’incesto, perché una gravidanza non desiderata, accompagnata da un neonato tarato, era da paventare.
La Chiesa gestiva questa morale con sermoni e la paura dell’inferno.
Ciò bastava.
Ma, negli anni 1960, compaiono la contraccezione efficace e l’ideologia Peace and Love.
Le ragioni di mio Nonno sono confutate e la morale della Chiesa screditata.
La pedofilia è, allora, considerata da alcuni attivisti, legati ai movimenti della rivoluzione sessuale, una minoranza sessuale da liberare, la sua denuncia reazionaria.
Nascono movimenti e reti di militantismo filopedofilo, quali NAMBLA, North American Man/Boy Love Association, negli Stati Uniti, e MARTIJN [https://www.youtube.com/watch?v=jF2XNBM4N8s], nei Paesi Bassi, affiliati all’ILGA, International Lesbian and Gay Association, prima della loro esclusione, negli anni 1990.
Per comprendere il divieto, si deve riesumare Sigmund Freud [1856-1939].
Freud aveva, infatti, abbastanza bene, spiegato la dinamica dello sviluppo psicosessuale nel bambino. In grandi linee, Freud pretendeva che i bambini, appena estratti dal grembo materno, non solo avessero, già, una sessualità, che qualificava “perversa e polimorfa”, ma desiderassero anche uccidere il genitore del sesso opposto, per prenderne il posto nel letto coniugale.
Freud sapeva molto bene ciò che lo attendeva.
Fu accusato di corrompere l’innocenza dell’infanzia.
Oggi, sarebbe stato accusato di incoraggiare la pedofilia?
Cosa quasi fatta, perché alcuni pedofili si basano su Freud per pretendere di “aiutare i bambini a realizzare i loro desideri. Sono i bambini i veri perversi, perché Freud lo ha detto!”.
A Parigi, dove seguiva le lezioni di Jean-Martin Charcot [1825-1893], Freud aveva, anche, molto frequentato la Morgue e aveva “visto cose che la Scienza preferisce ignorare” [autopsie di bambini massacrati dai propri genitori].
Nella sua pratica di medico, aveva, altresì, osservato che tutte le sue pazienti isteriche rievocavano violenze sessuali subite, molto spesso dal padre o da un altro parente, e, talvolta, anche da una persona estranea alla famiglia.
Aveva scritto allora:
“Quanto ai dubbi sull’autenticità [di queste scene] si può fin da ora invalidarli con più di un argomento. Innanzitutto, il comportamento delle malate, quando rivivono queste esperienze infantili, è, sotto ogni riguardo, inconciliabile con l’idea che le scene siano altra cosa che una realtà sentita dolorosamente e ricordata con il più grande dispiacere.”
Nelle lettere private a Wilhelm Fliess [1858-1928], i padri sono, a più riprese, citati quali seduttori, ma nelle pubblicazioni di quegli anni, Freud si astiene, accuratamente, dal metterli in causa. Nei suoi Studi sull’isteria [1895], a esempio, lo stupro di Katharina è attribuito allo zio. Si dovrà attendere l’edizione del 1924 per apprendere, in una nota a piè di pagina, che il seduttore, in realtà, non fosse lo zio, ma il padre.
I termini utilizzati da Freud: stupro, abuso, attacco, attentato, aggressione, trauma, seduzione sono tutti senza ambiguità, a eccezione dell’ultimo. Quando Freud scrive a Fliess, tra il 1895 e il 1897, utilizza il termine di Verführung. Questo termine “seduzione” introduce, chiaramente, il doppio gioco del seduttore; in italiano, la sua origine latina indica che qualcuno è condotto altrove, è allontanato, sviato, ingannato. Dall’idea di corrompere, si è arrivati alla accezione moderna di indurre [una donna] a concedersi.
Roberto Calasso, raccontando la storia di Arianna, la chiama “seduzione avvolgente” e aggiunge:
“Ma “sedurre” vuol dire “distruggere”», secondo la lingua greca: phtheìrein.”
Roberto Calasso, Le nozze di Cadmo e Armonia
L’adulto seduttore sostiene, sempre, a sua difesa, che il bambino era seducente e che non si sa più chi seduce chi…
Le adolescenti che consultavano Freud erano state, realmente, “sedotte”, vale a dire, come si direbbe, ai nostri giorni, vittime di aggressioni sessuali.
Lo sappiamo, oggi.
Le violenze imposte non erano state brutali, ma che avessero provocato voluttà o orrore e disgusto, il trauma era prodotto dall’intensità estrema dell’emozione sentita in un corpo e in una organizzazione psichica profondamente immaturi.
Quando l’abuso è stato precoce [prima dei quattro anni], l’orrore e il disgusto preparano l’isteria che si scatenerà nella pubertà, in seguito a un evento che darà senso a posteriori alla violenza antica. Quando la prima violenza è intervenuta dopo i quattro anni, l’evento ulteriore produrrà, piuttosto, la nevrosi ossessiva [prima degli otto anni] o la paranoia. Vi è, dunque, una prima violenza che l’immaturità del bambino gli impedisce di elaborare e che dà luogo alla rimozione, poi, nella pubertà, un secondo evento che fa esplodere il ricordo della prima violenza e lo arma di una capacità di distruzione psichica rilevante.
E, tuttavia, Freud intese abbandonare la sua neurotica a profitto di una spiegazione attraverso e dentro il fantasma: le sue pazienti avrebbero, solo, desiderato segretamente, più o meno inconsciamente, ma, nella realtà, nulla sarebbe accaduto.

Quale terribile realtà ha impedito a Freud di conservare l’ipotesi traumatica e gli ha permesso, al contrario, di inventare la psicanalisi?
Dobbiamo, forse, cercarla in Jakob, il padre…
È, forse, la morte di suo padre, avvenuta il 23 ottobre 1896, una morte molto duramente sentita, che porta Freud a rinunciare a una scoperta troppo scandalosa, perché lo condurrebbe a sospettare perfino di suo padre.
La notte, che precede la sua sepoltura, Freud sogna di trovarsi nel negozio del barbiere presso il quale si serve, tutti i giorni, e di leggere un cartello che reca la scritta:
“Si prega di chiudere gli occhi.”
Alla pressione dei suoi pari perché abbandoni, viene, dunque, ad aggiungersi una pressione interna più forte, in quanto il suo ateismo non gli impedisce di essere, profondamente, impregnato di quella cultura biblica, che sacralizza il padre e promette un castigo terribile a chi gli manchi di rispetto.
“L’occhio che guarda con scherno il padre e disprezza l’obbedienza alla madre sia cavato dai corvi della valle e divorato dagli aquilotti.”
Proverbi XXX, 17
Se si fosse rifiutato di chiudere gli occhi sugli errori di suo padre, i corvi e gli aquilotti si sarebbero incaricati di renderlo cieco, cieco per sempre, cieco come Edipo…

Indipendentemente dal suo lato sovversivo per la società dell’epoca, la tesi aveva di che disturbare non solo la minoranza degli adulti pervertiti, ma anche i genitori più rispettosi, che avevano una difficoltà estrema a concepire – proiezione obbliga – che padri potessero volgere sul proprio figlio uno sguardo a tal punto diverso dal loro e compiere atti così mostruosi.
Occorrerà un secolo e la lotta accanita delle femministe perché si chieda, a gran voce, di prendere sul serio le vittime, anziché internarle in ospedali psichiatrici o lobotomizzarle, quando persistano nell’accusare il proprio genitore, “un uomo talmente al di sopra di ogni sospetto!”.
Il 21 settembre 1897, Freud scrive a Fliess una lettera decisiva, in cui espone gli argomenti che lo inducono a rinunciare alla sua neurotica.
“La sorpresa di constatare che, in ciascuno dei casi, si doveva accusare il padre [compreso il mio] di perversione.”
Fino a oggi, quante parole di bambini e di adolescenti, ma anche di donne, sono restate inascoltabili per le autorità, gli uomini, perché, sulle orme di Freud, si è, a lungo, preferito pensare che gli abusi appartenessero al mondo del fantasma piuttosto che a quello della realtà?
Se a nulla serve portare la critica su questa sordità, sembra venuto, ora, il tempo di comprendere perché nella psicanalisi, il passaggio all’atto pedofilo sembra, ancora, marcato dal sigillo di “impensabile”, mentre è esibito, quotidianamente, e, sempre drammaticamente, nelle cronache dei giornali, voraci di trasgressioni.
Se un bambino di quattro o cinque anni dice:
“Quando sarò grande e il papà sarà morto, sposerò la mamma!”
o anche se una bambina mette il rossetto della mamma, prende la sua borsa, indossa le sue scarpe e domanda al papà se gli piaccia, si ha la tendenza a riderne gentilmente. Le idee della psicanalisi freudiana hanno fatto un tale cammino, che non si rimprovera più i bambini per questo, né si minaccia di tagliare loro il pispolino, se vengono sorpresi a “giocarci” nel letto o sotto il tavolo.
Ciò che prima indignava, oggi, fa sorridere.
Il bambino di oggi non ha che un solo dovere, una sola causa e una sola finalità: essere felice. E poiché si pensa che la felicità sia nell’avere e non nel dovere, gli viene dato tutto senza esigere nulla in cambio.
E tuttavia!
Io mi domando, sovente, se questo comportamento non sia l’espressione di genitori colpevoli di aver condannato a morte il proprio bambino, mettendolo al mondo. Poiché si vuole essere perdonati, si crea, così, una relazione boia-vittima, in cui il bambino ha tutti i diritti e il genitore tutti i doveri.
E ci si stupisce che, a venti anni, non sia felice e resti adolescente, perfino, passati i trenta, i quaranta e anche i cinquanta!
Che il primo partner, nella vita di ognuno, sia il genitore di sesso complementare è un processo normale, che noi dobbiamo accettare di vivere serenamente.

Ogni teoria complessa a vocazione totalizzante è suscettibile di funzionare come un cavallo di Troia dell’errore. Più la teoria è geniale, più gli errori che vi si annidano, rischiano di passare inosservati e pesare severamente. Quando si è abbagliati, la vista si annebbia. Abbagliati dalle affascinanti scoperte di Freud, noi corriamo il rischio di non essere attenti a riconoscere ciò che non è scoperta, ma discutibile invenzione.
Freud ha scoperto il transfert, ma non ha fatto che inventare l’Edipo.

Sono pronta a riconoscere che occorra più intelligenza per costruire, partendo dal nulla, che per trovare ciò che esiste. E che occorra un genio eccezionale per riuscire a far accettare, come universalmente vero, da una porzione importante del mondo colto, ciò che, in un primo tempo, non era che il fantasma di un uomo sofferente.
Per percepire l’importanza di un tale problema, è necessario prendere in conto le questioni che si poneva come medico, come malato [“liquidare la mia isteria”] e tutte le pressioni che gli venivano da quella società del XIX secolo, profondamente patriarcale.
Incesto con stupro, atti incestuosi, ma senza realizzazione totale, fesse déculottée, corpo a corpo imposto, camuffato in gioco, fantasma accettato o pesantemente colpevolizzato, rifiuto rigido di ogni tenerezza per timore di non controllare la pulsione sessuale vietata…
La tentazione dell’incesto esiste, probabilmente, in molti adulti, anche se è contenuta o inibita.

Quanto al bambino, per la soddisfazione dei propri bisogni affettivi come di quelli più chiaramente organici, è, totalmente, dipendente dall’adulto, non solo per la sua debolezza fisica, ma anche per la sua totale “ignoranza”.
Di fronte a questa debolezza infinita, il potere dell’adulto è illimitato.
Può dare, non dare, servirsi del bambino per il proprio bisogno, pervertirlo o, semplicemente, innestare la confusione, abbattere i limiti del permesso e del vietato…

Nei primi anni, i più decisivi, è l’adulto e lui soltanto che fornisce i codici: come il bambino potrebbe intuire che il gesto del padre-Dio sia vietato, che non sia un gesto paterno, ma una violenza grave, che non esprima l’amore-dono, ma la confisca-distruzione…
Femmina o maschio, il bambino adora acciambellarsi contro il corpo caldo e rassicurante della mamma.
Femmina o maschio, il bambino ha un insaziabile bisogno di tenerezza, di contatto, di attenzione, di dolcezza, di riconoscimento, di sicurezza…
E lo esprime senza sotterfugi, senza maschere, senza riserve, perché è in totale innocenza…
Lo esprime con il suo corpo, in quanto non conosce ancora altro linguaggio.
Il suo sogno è di avere la sua mamma in esclusiva, notte e giorno e per sempre.
Vuole dormire con la sua mamma.
È talmente più piacevole che ritrovarsi tutto solo nel buio della propria camera!
Questo bisogno di confiscare la madre, eliminando tutti i rivali – il padre, ma anche i fratelli e le sorelle –, non ha niente a che vedere con il desiderio sessuale.
Questo bisogno di calore, di attenzione, di contatto cerca di soddisfarsi anche attraverso persone diverse dalla madre e, in primo luogo, il padre.
Il genitore accoglie queste domande infantili partendo dalla propria affettività: bisogno di essere amato, preferenze eventuali e, talvolta, ahimé, tentazioni incestuose.
Se è stato, lui stesso, vittima di atti incestuosi, può leggere questo abbandono, questa spontaneità del proprio bambino, come un invito erotico…
Il candore del bambino fornisce lo schermo di tutte le proiezioni.
La teoria freudiana sull’Edipo costituisce un magnifico esempio di proiezione, nel senso freudiano del termine:
“Io attribuisco all’altro ciò che io rifiuto di vedere in me.”
Quando Freud afferma che vi è, in ogni bambino, una perversità polimorfa e un desiderio di possesso sessuale del genitore dell’altro sesso, pensa di fare opera scientifica, mentre ci parla, semplicemente, di ciò che ha subito, un tempo, mascherato in modo da mettere i padri fuori causa.
Si tratta di far portare al bambino il peso dell’incesto eventuale, dal quale l’adulto si troverà, allo stesso tempo, scaricato.
Un tale discorso non avrebbe, evidentemente, avuto alcun uditorio se non vi fossero ovunque, in ogni strato della popolazione, individui che hanno dovuto subire, molto presto, la seduzione da parte di adulti e che hanno “dimenticato” il gesto dell’altro, mentre il loro corpo ne è restato, prematuramente, erotizzato, la loro personalità, definitivamente, disturbata, orientata sessualmente dalla scelta fatta da altri.
Le teorie psicoanalitiche sono, da molto tempo, a disposizione del grande pubblico, quale impatto hanno quando sono recepite da soggetti divenuti, a seguito di una “seduzione”, perversi e polimorfi, poi, padri di famiglia?

Daniela Zini
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