L’USO DEL MITO IN PSICOANALISI E LA PSICOANALISI COME MITO
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L’USO DEL MITO IN PSICOANALISI E LA PSICOANALISI COME MITO
di Volfango Lusetti
La Psicoanalisi è una disciplina che, sin dai suoi primordi e soprattutto a livello teorico, fa un uso assai ampio del mito, delle fiabe e di altri elementi della cultura e del folklore popolare, e lo fa in un duplice senso:
1) tentando di utilizzare la Psicoanalisi per interpretare i miti e le fiabe.
2) Tentando di utilizzare i miti e le fiabe per avvalorare la teoria psico-analitica.
Ora, questo tentativo di spiegare un mistero con un altro mistero, ossia di tentare di illuminare una delle realtà più misteriose che esistano al mondo, e che la Psicoanalisi assume primariamente a oggetto specifico d’indagine (la mente umana), servendosi di fenomeni che, malgrado i progressi della filologia e dell’approccio strutturalista, sono anch’essi molto misteriosi e tuttora in attesa d’una spiegazione scientifica convincente (il mito, la fiaba ed il folklore popolare), o viceversa tentare d’interpretare questi ultimi alla luce d’una teoria della mente che proprio in essi cerca la propria validazione, sembra fatto apposta per dare l’impressione d’una certa “circolarità logica” nel pensiero psicoanalitico.
In conseguenza di ciò in molti studiosi è maturata a poco a poco la convinzione:
3) che la Psicoanalisi in sé sia una disciplina “mitica”, ovvero costituisca essa stessa, più che uno strumento più o meno valido per interpretare i miti o la psiche, una fonte d’attività mitopoietica, o in senso lato “ideologico-religiosa”, la quale si affianca più o meno degnamente a tante altre (anche se, come vedremo, questo suo eventuale statuto “mitico”, secondo alcune correnti del pensiero contemporaneo, è pienamente legittimo e compatibile con un’attività conoscitiva più che valida).
In ogni caso tutto ciò ha storicamente dato la stura ad ogni sorta di critiche ed accuse (in particolare, quelle di “non scientificità”), le quali in effetti sono state rivolte alla Psicoanalisi sin dalla sua nascita.
LEGGI TUTTO IN PDF: L'USO DEL MITO IN PSICOANALISI E LA PSICOANALISI COME MITO 1) tentando di utilizzare la Psicoanalisi per interpretare i miti e le fiabe.
2) Tentando di utilizzare i miti e le fiabe per avvalorare la teoria psico-analitica.
Ora, questo tentativo di spiegare un mistero con un altro mistero, ossia di tentare di illuminare una delle realtà più misteriose che esistano al mondo, e che la Psicoanalisi assume primariamente a oggetto specifico d’indagine (la mente umana), servendosi di fenomeni che, malgrado i progressi della filologia e dell’approccio strutturalista, sono anch’essi molto misteriosi e tuttora in attesa d’una spiegazione scientifica convincente (il mito, la fiaba ed il folklore popolare), o viceversa tentare d’interpretare questi ultimi alla luce d’una teoria della mente che proprio in essi cerca la propria validazione, sembra fatto apposta per dare l’impressione d’una certa “circolarità logica” nel pensiero psicoanalitico.
In conseguenza di ciò in molti studiosi è maturata a poco a poco la convinzione:
3) che la Psicoanalisi in sé sia una disciplina “mitica”, ovvero costituisca essa stessa, più che uno strumento più o meno valido per interpretare i miti o la psiche, una fonte d’attività mitopoietica, o in senso lato “ideologico-religiosa”, la quale si affianca più o meno degnamente a tante altre (anche se, come vedremo, questo suo eventuale statuto “mitico”, secondo alcune correnti del pensiero contemporaneo, è pienamente legittimo e compatibile con un’attività conoscitiva più che valida).
In ogni caso tutto ciò ha storicamente dato la stura ad ogni sorta di critiche ed accuse (in particolare, quelle di “non scientificità”), le quali in effetti sono state rivolte alla Psicoanalisi sin dalla sua nascita.
Volfango Lusetti- Messaggi : 2
Data d'iscrizione : 27.05.12
Re: L’USO DEL MITO IN PSICOANALISI E LA PSICOANALISI COME MITO
Molto interessante questo contributo che ha tra i suoi meriti quello di riportarci ad una riflessione epistemologica che cerca e trova nella filosofia gli strumenti e le coordinate per procedere.
Nella speranza di contribuire alla riflessione suddetta vorrei condividere questo passaggio che ho letto in Psicoanalisi della famiglia di Roberto Losso:
I
miti per Abadi sono “creazioni anonime , collettive, popolari,
infinitamente cambiate e deformate, impoverite o arricchite nel tempo
nella loro elaborazione, tempo scandito dal susseguirsi delle
generazioni. Il mito esprime qualcosa di più di ciò che esprime in
modo manifesto la favola”. “Il mito per il suo creatore non è la
traduzione di un'altra realtà diversa, ma la realtà stessa in una
della sue forme originali e primarie. Non è la traduzione
dell'universo latente nelle segrete profondità dell'essere umano, ma
la sua forma allotropica”. (Abadi, M. 1960: Renacimiento de Edipo. Buenos Aires, Nova.)
Il
mito non è traduzione: per il suo creatore (il poeta) è la verità,
e non un interpretazione.
La
struttura mitica, per Abadi, è a-storica. E' una struttura che
inconsciamente ci cattura, s'impone, che vive in noi ed ordina le
nostre vite. Spesso i fatti accadono perché determinati dalla
ri-significazione mitica che possono assumere dopo. “Il passato è
costruito ad immagine e somiglianza di qualcosa di presente: la
struttura mitica. Il passato copia il presente...La realtà ultima,
che il processo psicoanalitico cerca, è il mito...dietro ogni
comportamento umano c'è un mito”.
Nella speranza di contribuire alla riflessione suddetta vorrei condividere questo passaggio che ho letto in Psicoanalisi della famiglia di Roberto Losso:
I
miti per Abadi sono “creazioni anonime , collettive, popolari,
infinitamente cambiate e deformate, impoverite o arricchite nel tempo
nella loro elaborazione, tempo scandito dal susseguirsi delle
generazioni. Il mito esprime qualcosa di più di ciò che esprime in
modo manifesto la favola”. “Il mito per il suo creatore non è la
traduzione di un'altra realtà diversa, ma la realtà stessa in una
della sue forme originali e primarie. Non è la traduzione
dell'universo latente nelle segrete profondità dell'essere umano, ma
la sua forma allotropica”. (Abadi, M. 1960: Renacimiento de Edipo. Buenos Aires, Nova.)
Il
mito non è traduzione: per il suo creatore (il poeta) è la verità,
e non un interpretazione.
La
struttura mitica, per Abadi, è a-storica. E' una struttura che
inconsciamente ci cattura, s'impone, che vive in noi ed ordina le
nostre vite. Spesso i fatti accadono perché determinati dalla
ri-significazione mitica che possono assumere dopo. “Il passato è
costruito ad immagine e somiglianza di qualcosa di presente: la
struttura mitica. Il passato copia il presente...La realtà ultima,
che il processo psicoanalitico cerca, è il mito...dietro ogni
comportamento umano c'è un mito”.
Ospite- Ospite
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