LA TESTIMONIANZA COME DIMENSIONE ANTI-TRAUMATICA IN PSICO-ONCOLOGIA PEDIATRICA: UNA RIFLESSIONE
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LA TESTIMONIANZA COME DIMENSIONE ANTI-TRAUMATICA IN PSICO-ONCOLOGIA PEDIATRICA: UNA RIFLESSIONE
LA TESTIMONIANZA COME DIMENSIONE ANTI-TRAUMATICA IN PSICO-ONCOLOGIA PEDIATRICA: UNA RIFLESSIONE
Durante il percorso oncologico pediatrico, o anche al termine del doloroso iter, le famiglie sono amputate di un intero periodo di vita, nel caso che i figli siano guariti, o per sempre se i figli sono deceduti. Risulta per precedenti esperienze di ricerca che l’amarezza maggiore per le famiglie venga dal pensare che tutto l'iter sia stato inutile. Al fine di porgere aiuto a queste persone si deve tener conto che nelle reazioni di lutto dei genitori, un punto di riferimento nodale è costituito dalla frase biblica: “Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché essi non sono più.” Ciò significa che è molto difficile che i genitori accettino un aiuto esplicito, soprattutto quei genitori che più ne avrebbero bisogno in quanto maggiormente traumatizzati. I genitori possono essere comunque motivati a mettere a disposizione la loro esperienza per altre famiglie che devono affrontare analoghe difficoltà: come evidenziano i risultati dello studio che presenteremo, condotto presso l’Unità di Neurochirurgia dell’Ospedale Pediatrico A. Meyer di Firenze, in base al quale si evince che tale opportunità produce una reazione positiva nei genitori, tanto da determinare un miglioramento nel clima complessivo delle famiglie. In una prospettiva psicodinamica, ciò rende possibile vedere convalidati i propri sentimenti di perdita e disperazione all’interno di uno spazio di ascolto in cui vi è anche una apertura alla speranza e alla progettualità futura. Tale processo sembra portare in gioco alcuni aspetti di quella funzione tutelante e protettiva in chiave anti-traumatica che, con Ferenczi, potremmo definire “la funzione dell’amico fidato”. Affinché tale funzione possa essere efficacemente presentificata in un contesto professionale e di ricerca risultano fondamentali la solidità della cornice in cui si muove l’intervento, la disponibilità all’ascolto e infine la credibilità che deriva ai ricercatori dalla profonda condivisione con i genitori della propria condizione di esseri umani davanti ad un dramma tipicamente umano.
TESTIMONY AS AN ANTI-TRAUMATIC DIMENSION IN PSYCHO-ONCOLOGIC PEDIATRY
When facing the occurrence of an oncologic therapy with a paediatric patient, the families are severed out of a whole period of life when the child recovers, or they are forever mutilated if the child dies. From previous research experiences it is known that one of the worst feelings for the families is the bitter suspicion that all efforts could have been useless. When trying to provide support to these people one has to consider that in the mourning reactions of the parents a key point is represented by the biblical sentence: “Rachel is crying for her children and she does not want to be consoled as they are not there anymore”. This means that parents would not accept an overt help, especially those who are more in need for it as they are deeply traumatized. On the other hand parents can be motivated to put their personal experience at disposal for other families who are affording the same difficulties: as shown by the study at the Neurosurgery Ward of the Paediatric A.Meyer Hospital in Florence, by which we infer this chance induces a positive reaction in parents and appears to improve the overall emotional state of the families. From a psychodynamic perspective, it makes possibile for the loss and even despair feelings to be acknowledged and accepted in a space of fine tuned listening that opens up to future hopes and projects. This process can be compared to the function that Ferenczi used to name as “the trustful friend’s support”. In order to achieve an active endorsement of this function in a professional context, I argue here that at least three conditions must be fulfilled: the soundness of the methodological frame in which the intervention takes place must be carefully maintained, the involvement in a devoted listening attitude and finally the researchers should derive their credibility also from the firm sharing with the parents the condition of human beings who are facing a typically human dramatic event.
Lauro-Grotto, Rosapia (Florence, Italy)
docente di psicologia dinamica, dipartimento di
psicologia, Università di Firenze
Durante il percorso oncologico pediatrico, o anche al termine del doloroso iter, le famiglie sono amputate di un intero periodo di vita, nel caso che i figli siano guariti, o per sempre se i figli sono deceduti. Risulta per precedenti esperienze di ricerca che l’amarezza maggiore per le famiglie venga dal pensare che tutto l'iter sia stato inutile. Al fine di porgere aiuto a queste persone si deve tener conto che nelle reazioni di lutto dei genitori, un punto di riferimento nodale è costituito dalla frase biblica: “Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché essi non sono più.” Ciò significa che è molto difficile che i genitori accettino un aiuto esplicito, soprattutto quei genitori che più ne avrebbero bisogno in quanto maggiormente traumatizzati. I genitori possono essere comunque motivati a mettere a disposizione la loro esperienza per altre famiglie che devono affrontare analoghe difficoltà: come evidenziano i risultati dello studio che presenteremo, condotto presso l’Unità di Neurochirurgia dell’Ospedale Pediatrico A. Meyer di Firenze, in base al quale si evince che tale opportunità produce una reazione positiva nei genitori, tanto da determinare un miglioramento nel clima complessivo delle famiglie. In una prospettiva psicodinamica, ciò rende possibile vedere convalidati i propri sentimenti di perdita e disperazione all’interno di uno spazio di ascolto in cui vi è anche una apertura alla speranza e alla progettualità futura. Tale processo sembra portare in gioco alcuni aspetti di quella funzione tutelante e protettiva in chiave anti-traumatica che, con Ferenczi, potremmo definire “la funzione dell’amico fidato”. Affinché tale funzione possa essere efficacemente presentificata in un contesto professionale e di ricerca risultano fondamentali la solidità della cornice in cui si muove l’intervento, la disponibilità all’ascolto e infine la credibilità che deriva ai ricercatori dalla profonda condivisione con i genitori della propria condizione di esseri umani davanti ad un dramma tipicamente umano.
TESTIMONY AS AN ANTI-TRAUMATIC DIMENSION IN PSYCHO-ONCOLOGIC PEDIATRY
When facing the occurrence of an oncologic therapy with a paediatric patient, the families are severed out of a whole period of life when the child recovers, or they are forever mutilated if the child dies. From previous research experiences it is known that one of the worst feelings for the families is the bitter suspicion that all efforts could have been useless. When trying to provide support to these people one has to consider that in the mourning reactions of the parents a key point is represented by the biblical sentence: “Rachel is crying for her children and she does not want to be consoled as they are not there anymore”. This means that parents would not accept an overt help, especially those who are more in need for it as they are deeply traumatized. On the other hand parents can be motivated to put their personal experience at disposal for other families who are affording the same difficulties: as shown by the study at the Neurosurgery Ward of the Paediatric A.Meyer Hospital in Florence, by which we infer this chance induces a positive reaction in parents and appears to improve the overall emotional state of the families. From a psychodynamic perspective, it makes possibile for the loss and even despair feelings to be acknowledged and accepted in a space of fine tuned listening that opens up to future hopes and projects. This process can be compared to the function that Ferenczi used to name as “the trustful friend’s support”. In order to achieve an active endorsement of this function in a professional context, I argue here that at least three conditions must be fulfilled: the soundness of the methodological frame in which the intervention takes place must be carefully maintained, the involvement in a devoted listening attitude and finally the researchers should derive their credibility also from the firm sharing with the parents the condition of human beings who are facing a typically human dramatic event.
Lauro-Grotto, Rosapia (Florence, Italy)
docente di psicologia dinamica, dipartimento di
psicologia, Università di Firenze
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